Il trattamento delle esperienze traumatiche è un processo, che porta a rileggere in modo diverso l’esperienza negativa, a modificare le conseguenze che danneggiano l’immagine di sé e del mondo e a tornare ad avere una vita soddisfacente, riconoscendo ed evitando le riattivazioni traumatiche.
Il bambino diventa protagonista di tale processo di autoconsapevolezza e di cura di sé.
Nel percorso terapeutico vengono coinvolti anche i caregiver, ossia coloro che si prendono cura del bambino: genitori naturali, adottivi, affidatari, educatori: sono presenti sia prima della seduta, per dare informazioni sui giorni precedenti, sia dopo, in quanto testimoni compartecipi e rassicuranti. Anche fratelli o sorelle possono far parte del percorso terapeutico.
Ai caregiver viene assicurato durante tutto il percorso terapeutico un sostegno intenso, mirato al riconoscimento e alla riflessione sui comportamenti e sintomi del bambino, e all’ elaborazione delle proprie risonanze emotive, spesso forti.
Viene adottato un approccio ‘multimodale’, che si avvale di una progettazione accurata dell’intervento e della sinergia di spunti teorici e tecnici provenienti da diverse scuole di pensiero. A tale scopo il trattamento integra l’EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing) come metodo specifico per la risoluzione adattiva della patologia post-traumatica.
È difficile prevedere l’andamento di un percorso terapeutico, ma l’orientamento è ottimizzare i tempi, modulando altre fasi di trattamento meno intensive o dirette ai soli caregiver. In media, i percorsi terapeutici prevedono sedute settimanali e si sviluppano nell’arco di un anno e mezzo.
Al termine del percorso, o in alcune fasi ritenute nodali, è possibile considerare l’opportunità di una rivalutazione psicodiagnostica del bambino, per fare il punto sui risultati ottenuti e sui problemi residui, per orientare le successive scelte di intervento e per validare l’opportunità delle dimissioni.
